Un giorno, Gesù radunò i discepoli e iniziò a dire: «Verranno giorni, alla fine di tutto, quaggiù, che il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte. Si vedrà allora il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo. Voi imparate dalla pianta del fico la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte. Anzi, io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno. Quanto però a quel giorno o a quell’ora, nessuno lo sa, né gli angeli nell’alto dei cieli né il Figlio, eccetto il Padre». (Vangelo di Marco 13, 24-32).
Nel cuore dell’inverno, l'anno liturgico delle comunita cristiane inizia con pensieri sul senso della storia, sul creato, sul loro divenire e il loro ritorno al nulla per ricominciare. Nei Vangeli questi aspetti ultimi della vita sono chiamati con la parola greca eskaton. Ne sono i segni lo sconvolgimento dell’ordine cosmico simile a guerre stellari, l’apparizione della figura misteriosa del Figlio dell’uomo, la presenza dei popoli, la bellezza del nuovo ordine.
Il tutto e misterioso; ma la chiave interpretativa data da Gesu con la parabola del fico e così semplice da meravigliarci. «Quando il suo ramo si fa tenero, voi sapete che l'estate e vicina». È la parabola della vita e della sua impermanenza, cioe del fatto che nulla permane sempre come e ora. Tutto e soggetto a modificarsi, a trasformarsi, a evolversi. È l’inconsistenza di tutte le cose. Il fico, risvegliato dal letargo invernale, ai primi calori della primavera intenerisce i suoi rami e gonfia i suoi germogli. È quando poi ritorneranno i primi freddi invernali il fico ritornera in letargo. È il ciclo della vita che continua in nuovi alberi, creature, vite. È cioe la condizione del rinascere di tutte le cose che nella tradizione buddhista si chiama impermanenza delle cose, cioe nulla e permanente.
Proprio perche passano stagioni, incontri, speranze, gioie, giorni e anni, il messaggio evangelico dice di amare ogni cosa accogliendola con cuore riconoscente nel momento in cui ci e data. Èssere all’altezza della vita quotidiana. La vita come il fiume; le cose come la corrente dell’acqua che scorre; l'alveo che tutto raccoglie e contiene come il disegno del mistero. La corrente e sempre la stessa, ma l'acqua che passa sempre nuova. L’impermanenza delle cose e il manto variopinto della danza eterna del divino: così si dice nel pensiero orientale.
È anche quanto anticipava Qoelet: «Cio che e stato sara e cio che si e fatto si rifara ; non c'e niente di nuovo sotto il sole» (1,9). Ma, a volte, si e impoverito il parlare escatologico di Gesu , il suo annuncio che ogni cosa contiene in se qualcosa di “oltre” che ha valore eterno e che l'impermanenza di tutte le cose e il loro essere passeggere sono il manto dell'eterno.
L'uomo occidentale si affida alla religione come a un ultimo garante contro la mutevolezza; e la religione lo rassicura entro muri non valicabili o, come si dice ora, a principi non negoziabili. Dio diviene l'apice dell'assolutezza: supremo, trascendente, onnipotente, onnisciente, irraggiungibile, inconfutabile. La religione che per sua natura dovrebbe essere invito al rinnovamento a vita, si tramuta in garanzia per restare come si é .
All’opposto l'uomo orientale si sente a casa nella mutevolezza, perche si sperimenta come la goccia di una corrente, sempre trasformata e rigenerata dalla corrente. Ma, oggi la mutevolezza o impermanenza affascina anche l'uomo occidentale, stordito dal cigolio assordante dei suoi dogmi. L’impermanenza fa bene all'uomo occidentale, logorato dai molti -ismi della sua cultura: comunismo, capitalismo, cristianesimo, modernismo e altri.
Ma come consolare una madre che piange il figlio straziato da una bomba antiuomo dicendogli che: «Il tuo dolore e causato dall'ignoranza»? Oggi, anche l'orientale e giunto a percepire un dubbio verso la sua cultura e si chiede: "Ma c'e nulla che non sia solo onda di questa corrente mutevole e impermanente?". Davanti a queste domande cariche di impertinenza esistenziale, l'occidentale e l'orientale, il cristiano e il buddhista, inevitabilmente sono presi dal disorientamento. Ritorna la tentazione di far rientro nelle fortezze del passato; ma quelle fortezze non reggono piu all'attualita e, prima o poi, crollano sopra coloro che vi hanno cercato rifugio. Rimane per me il fascino dell’uomo Dio Gesu che pure lui ha abitato la tenda provvisoria della storia, prima dell’eternita .
La vita, la morte e la resurrezione di Gesu sono il grande mythos della vita.