La tua fede ti ha salvata.

Ci viene richiesta solo la fede senza nessuna condizione né religiosa, né culturale, né dogmatica, nè morale.

Almeno come credenti spaziamo via ogni barriera, divisione, discriminazione.

Chi divide, chi odia non crede in Dio, crede solo nella sua follia. Solo la fede salva!

Tutto passa solo Dio resta.

Sta per uscire il quarto numero di Famiglia Domani

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Un giorno, Gesù radunò i discepoli e iniziò a dire: «Verranno giorni, alla fine di tutto, quaggiù, che il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte. Si vedrà allora il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo. Voi imparate dalla pianta del fico la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte. Anzi, io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno. Quanto però a quel giorno o a quell’ora, nessuno lo sa, né gli angeli nell’alto dei cieli né il Figlio, eccetto il Padre». (Vangelo di Marco 13, 24-32).
Nel cuore dell’inverno, l'anno liturgico delle comunita cristiane inizia con pensieri sul senso della storia, sul creato, sul loro divenire e il loro ritorno al nulla per ricominciare. Nei Vangeli questi aspetti ultimi della vita sono chiamati con la parola greca eskaton. Ne sono i segni lo sconvolgimento dell’ordine cosmico simile a guerre stellari, l’apparizione della figura misteriosa del Figlio dell’uomo, la presenza dei popoli, la bellezza del nuovo ordine.
Il tutto e misterioso; ma la chiave interpretativa data da Gesu con la parabola del fico e così semplice da meravigliarci. «Quando il suo ramo si fa tenero, voi sapete che l'estate e vicina». È la parabola della vita e della sua impermanenza, cioe del fatto che nulla permane sempre come e ora. Tutto e soggetto a modificarsi, a trasformarsi, a evolversi. È l’inconsistenza di tutte le cose. Il fico, risvegliato dal letargo invernale, ai primi calori della primavera intenerisce i suoi rami e gonfia i suoi germogli. È quando poi ritorneranno i primi freddi invernali il fico ritornera in letargo. È il ciclo della vita che continua in nuovi alberi, creature, vite. È cioe la condizione del rinascere di tutte le cose che nella tradizione buddhista si chiama impermanenza delle cose, cioe nulla e permanente.
Proprio perche passano stagioni, incontri, speranze, gioie, giorni e anni, il messaggio evangelico dice di amare ogni cosa accogliendola con cuore riconoscente nel momento in cui ci e data. Èssere all’altezza della vita quotidiana. La vita come il fiume; le cose come la corrente dell’acqua che scorre; l'alveo che tutto raccoglie e contiene come il disegno del mistero. La corrente e sempre la stessa, ma l'acqua che passa sempre nuova. L’impermanenza delle cose e il manto variopinto della danza eterna del divino: così si dice nel pensiero orientale.
È anche quanto anticipava Qoelet: «Cio che e stato sara e cio che si e fatto si rifara ; non c'e niente di nuovo sotto il sole» (1,9). Ma, a volte, si e impoverito il parlare escatologico di Gesu , il suo annuncio che ogni cosa contiene in se qualcosa di “oltre” che ha valore eterno e che l'impermanenza di tutte le cose e il loro essere passeggere sono il manto dell'eterno.
L'uomo occidentale si affida alla religione come a un ultimo garante contro la mutevolezza; e la religione lo rassicura entro muri non valicabili o, come si dice ora, a principi non negoziabili. Dio diviene l'apice dell'assolutezza: supremo, trascendente, onnipotente, onnisciente, irraggiungibile, inconfutabile. La religione che per sua natura dovrebbe essere invito al rinnovamento a vita, si tramuta in garanzia per restare come si é .
All’opposto l'uomo orientale si sente a casa nella mutevolezza, perche si sperimenta come la goccia di una corrente, sempre trasformata e rigenerata dalla corrente. Ma, oggi la mutevolezza o impermanenza affascina anche l'uomo occidentale, stordito dal cigolio assordante dei suoi dogmi. L’impermanenza fa bene all'uomo occidentale, logorato dai molti -ismi della sua cultura: comunismo, capitalismo, cristianesimo, modernismo e altri.
Ma come consolare una madre che piange il figlio straziato da una bomba antiuomo dicendogli che: «Il tuo dolore e causato dall'ignoranza»? Oggi, anche l'orientale e giunto a percepire un dubbio verso la sua cultura e si chiede: "Ma c'e nulla che non sia solo onda di questa corrente mutevole e impermanente?". Davanti a queste domande cariche di impertinenza esistenziale, l'occidentale e l'orientale, il cristiano e il buddhista, inevitabilmente sono presi dal disorientamento. Ritorna la tentazione di far rientro nelle fortezze del passato; ma quelle fortezze non reggono piu all'attualita e, prima o poi, crollano sopra coloro che vi hanno cercato rifugio. Rimane per me il fascino dell’uomo Dio Gesu che pure lui ha abitato la tenda provvisoria della storia, prima dell’eternita .
La vita, la morte e la resurrezione di Gesu sono il grande mythos della vita.