Conosce le sue pecore
Editoriale
Assistiamo oggi, indubbiamente, ad un boom cognitivo senza precedenti. La conoscenza e la cultura vanno diffondendosi. Non sempre però si tratta di un fenomeno positivo. C’è una domanda di forte semplificazionedei concetti, spesso di banalizzazione. La conoscenza delle persone è superficiale, non di rado manipolativa,di cattura. Non così Gesù conosce le “sue” pecore. Per Lui conoscere significa amare.
Tu conosci il nome mio
di Annamaria e Franco Quarta
I nomi sono importanti: soprattutto nell’antichità essi racchiudevano l’essenza stessa della persona. Per il credente essi lo sono in modo tutto particolare: si trovano sulla bocca, nel cuore e nella mente di Dio. Gesù, buon pastore ci chiama per nome per portarci “fuori”, per farci sperimentare un “esodo”, per farci attraversare, Lui uomo libero, la porta della libertà. Un rischio, certo, ma anche una vocazione.
Lacci e legami nel vivere la fede
di Annalisa Marinoni
Nelle relazioni che si instaurano ai vari livelli dell’esistenza umana possono crearsi dei legami che appesantiscono o,al contrario, dei legami che sostengono, che liberano. L’Autrice considera in particolare i legami all’interno dellacomunità cristiana. Essi, come il legame di coppia, possono rappresentare sia un’esperienza di maturazione che di regressione.
Da usare con cautela
di Livio Demarie
In sé i media e in particolare i “nuovi media” non sono cattivi: offrono un aiuto importante sia da un punto di vistaculturale che di socializzazione. Dipende dall’uso che se ne fa. Il rischio è rappresentato dagli “effetti collaterali”. Rischiano di affievolire la nostra capacità critica. E i modelli di famiglia che essi presentano – come documenta l’Autore – non sono certo esemplari.
Un popolo, una famiglia
di Romano Penna
L’espressione “Chiesa-popolo di Dio”, ormai diventata di uso comune, ancorché non sempre compresa nel suosignificato più profondo e pregnante, è anche presente in alcuni testi del Nuovo Testamento. È però interessante notare come anche la famiglia sia una significativa metafora della Chiesa, ad indicare l’importanza che nella comunità i cristiani e tutti coloro che vi entrano possano respirare un’aria di casa.
Mettersi in gioco
di Sergio Riccardi
Qual è l’atteggiamento di chi vuole seguire fedelmente il «buon» pastore? L’Autore lo individua nella capacità e nella disponibilità a «mettersi in gioco» cioè ad aprirsi a decisioni significative sul piano dell’esistenza, a scelteoperative aperte alla Trascendenza, nella logica del dono gratuito.
La docilità. Una virtù?
di Maria Pia Cavaliere
Apparentemente la docilità non è una virtù. Spesso riveste il significato di arrendevolezza, remissività,obbedienza cieca e acritica. Anche di indifferenza alla partecipazione politica, di subordinazione al poteredisintegrante la persona. Ma è sicuramente una virtù – e una virtù importante – se è disponibilità ad imparare, apertura al Soffio dello Spirito, umiltà ed ascolto. Gesù era un uomo docile.
Conoscersi in famiglia
di Lidia e Dante Colli
La famiglia sembrerebbe il luogo ideale e in un certo senso ovvio per realizzare tra i componenti una conoscenza solida. Non sempre è così. Servono alcuni accorgimenti e alcune disposizioni.Gli Autori, forti di una vasta esperienza educativa, propongono un cammino virtuoso di conoscenza e di dialogo.
di Stefano Zerbini
La secolarizzazione in atto ha messo tra parentesi il significato religioso della domenica, giorno delSignore. Essa è diventata il giorno dello svago, più che del riposo, del consumismo sfrenato, più che della festa.Occorre risignificare questo giorno, partendo dalla considerazione che il “fare festa”, in qualunque modo si realizzi,ha già un valore in sé perché tende a ricomporre la famiglia. E di qui partire non solo per “santificare” la festa,ma per far sì che la festa ci santifichi.
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